L’origine nomade dei primi bargaglini, profughi dalla terra ligure del Genovesato, non ci permette di definire con precisione le loro primitive dimore. Probabilmente incominciarono a vivere in quella parte di città dove si lavorava la lana o si tesseva la seta. Ma questa è un ipotesi ancora tutta deduttiva. Come presuntiva, ma non certa, è la logica della presenza delle rose nel loro stemma; forse, come gli smalti, di origine ligure; forse legato al baco da seta incline a produrvi il suo prezioso bozzolo; forse più semplicemente elementi simbolici ghibellini.
Arrivati a Siena, lentamente ma efficacemente, entreranno nella vita attiva di questa indomita città.
Come già ricordato, sul finire del XIII secolo i Bargagli erano divenuti Signori di Ciliano con tanto di castello perso e ripreso nel corso delle vicende solite e per certi aspetti volubili ed ambigue dove i continui scontri tra guelfi e ghibellini erano solo un facile pretesto. Va sottolineato - in tal senso - come in questa epoca storica vi fossero continui rivolgimenti e stravolgimenti nel controllo di interi territori della penisola italiana con il vero ed unico scopo di detenere un potere, spesso momentaneo, e non certo indipendente dai voleri degli stessi Imperatori o dei Sommi Pontefici di turno che agirono, senza remore alcune, sui destini delle varie Città stato italiane. Un continuo duello ideologico ma soprattutto economico che durò per molto tempo e che sopravvisse alle primitive faziosità guelfe e ghibelline.
Il nostro caso fu un chiaro esempio.
In un documento dell’abbazia del Monte Amiata degli anni 816 e 828 viene nominato un villaggio o casale di Geliano o Giliano. Il borgo del castello nell’agosto del 1202 fu incendiato dai montepulcianesi in ostilità contro Siena e contro gli Scialenghi Cacciaconti ed i Manenti di Sarteano. Nell’accordo di pace stipulato a Fonterutoli nell’ottobre del 1208 tra i senesi ed i fiorentini, infatti, il castello di Ciliano risulta inserito nel dominio della Repubblica di Siena. La nobile famiglia senese dei Malavolti che costruì una casatorre dell’altezza e del perimetro di trenta braccia, ne acquisì il possesso temporaneo, posto in luogo strategico e a baluardo delle difese senesi nei confronti della temibile Montepulciano, alleata di Firenze. Nel 1229 i nobili fuoriusciti di Montepulciano si impegnarono con la Repubblica senese a difendere il castello e, infatti, non mancarono numerosi e inutili attacchi. Verso la metà del ‘200, però, dopo un sanguinoso saccheggio dei montepulcianesi, il castello fu munito di nuove mura. Dopo il 1355, con la nuova sommossa popolare che portò in Siena la Magistratura del Popolo, Ciliano fu saldamente riconquistato e ricostruito e tenuto dalla nobile famiglia Bargagli sino al 1418 quando lo vendettero ad un'altra nobile famiglia i Landucci.
Oggi visitando questo meraviglioso luogo, posto tra Torrita di Siena e Montepulciano, a ricordo del castello invitto, troviamo solo delle antiche case disposte attorno ad uno spazio centrale in vetta ad una collina. A valle della parte meridionale sembra esserci un tratto di basamento di mura.
A Siena, dietro al bellissimo palazzo Tolomei, dominava una torre molto alta, appartenuta ai Buonsignori oppure ai Lotteringhi e passata infine ai Bargagli. Oggi è ancora possibile dalla Piazza Tolomei, percorrendo per intero il Vicolo del Coltellinaio, osservare gradatamente la torre bargaglina in via dei Termini, che si continua, verso il lato destro della torre, con il palazzo omonimo costruito, però, nel tardo 500 e definisce il cantone sinistro del vicolo della Rosa.
Sempre a Siena, un secondo palazzo Bargagli, quello in fondo a via San Pietro, va a costituire il lato sinistro dell’antichissima Porta all’Arco e si affaccia esternamente sul Prato di Sant’Agostino. Sempre in Sant’Agostino si trova una cappella della famiglia Bargagli, intitolata alla Santissima Trinità, eretta, sul finire del 500, per il lascito testamentario di Celso, di Giulio Bargagli e, in seguito, abbellita dal fratello Scipione.
Ben più sconosciute sono le ville bargagline del contado senese: la elegante Villa del Poggiarello, ad un miglio a nord ovest di Siena che attualmente è un pregievole Hotel; la signorile Villa della Busona, sei miglia a nord di Siena; e l’imponente Villa di Querceto, a venti miglia a ovest di Siena, edificata dal cavaliere Girolamo Bargagli nel 1811.
In Firenze, sul Corso dei Tintori, angolo Volta dei Tintori, con affaccio anche sul Lungarno delle Grazie, nel quartiere di Santa Croce, c'è un bellissimo palazzo appartenuto in epoca granducale ai Bargagli. Il grande edificio, si presenta attualmente nelle forme assunte nel corso degli interventi ottocenteschi. Sul lato del fiume si apre una bellissima e grande altana con colonnato, che lo caratterizza nel contesto del Lungarno delle Grazie. Gli interni sono impreziositi da stucchi databili ai primi del novecento. Oltre ad altri pubblici uffici, ospita attualmente la redazione fiorentina del Corriere della Sera e la sede della Confcommercio Firenze.
FONTI BIBLIOGRAFICHE, in ordine di importanza per la stesura del testo :
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Scipione BARGAGLI. I TRATTENIMENTI, Nota Biografica. Salerno Editrice S.r.l.. Roma, ottobre 1989.
Antonio MARENDUZZO. NOTIZIE INTORNO A SCIPIONE BARGAGLI con appendice bibliografica. In Bullettino senese di storia patria, VII 1900, pp. 325-347.
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Vittorio SPRETI. ENCICLOPEDIA STORICO-NOBILIARE ITALIANA, Volume Primo. Edizione Omonima. Milano, 1928.